Sport Civico, cambiare le città e gli spazi in cui viviamo
Il progetto di Uisp Nazionale per la rigenerazione urbana attraverso lo sport vuole lasciare un segno per il futuro. Parla F. Gambetti
Cambiare gli spazi in cui viviamo e rafforzare le comunità attraverso l’attività sportiva, si può? Questa è la sfida che lancia Sport Civico, l’iniziativa promossa dall’Uisp che unisce lo sport alla rigenerazione urbana in sette città italiane. Basato sull’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il progetto si concentra sull’accessibilità agli spazi comuni, rimuovendo gli ostacoli sociali, economici e culturali alla pratica dello sport e alla partecipazione alla vita comunitaria. Dalle scuole ai quartieri, lo sport sociale e per tutti Uisp chiama a raccolta la cittadinanza nella creazione di ambienti urbani inclusivi e sostenibili e comunità più coese.
“Il progetto prende avvio dallo stanziamento di fondi del Dipartimento dello Sport, che l’Uisp ha raccolto per avviare un processo che qualifica lo sport come un mezzo, una consuetudine, una strategia a lungo termine per la pianificazione urbana, un elemento fondamentale della rigenerazione”, racconta Francesco Gambetti, coordinatore nazionale di Sport Civico. In questo senso, il progetto aspira a diventare un vademecum con buone pratiche che siano d’esempio per i progetti di rigenerazione urbana che verranno, a partire da quanto messo in campo in ciascuna delle città coinvolte.
Il coinvolgimento di diversi enti, dalle associazioni alle scuole, dall’università ai Comitati Uisp, è la chiave per la buona riuscita di questo progetto, che sarà tanto più riuscito quanto più saprà promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine. Co-progettare, è dunque la parola d’ordine: “Il nostro punto di partenza è l’analisi dei bisogni e delle idee che ognuna di queste parti in causa può avere. Trovarsi assieme a pensare o ripensare le attività necessarie in una zona da riqualificare, sentire le opinioni dei cittadini e delle associazioni: non è, come è stato largamente fatto finora, l’istituzione a dover decidere dall’alto cosa fare, ma dobbiamo farlo assieme, confrontandoci, coprogettando e co-sviluppando. Solo così possiamo lasciare una traccia che resti, solo così possiamo educare alla cittadinanza attiva anche le nuove generazioni. Anche per questo ci piace dire che Sport Civico deve essere una sorta di ‘bastone della vecchiaia’ delle nostre comunità”, spiega Gambetti. Il coinvolgimento delle scuole e dei più giovani, dunque, è un punto essenziale di tutti i progetti di Sport Civico sparsi per l’Italia: i ragazzi e le ragazze saranno stimolati a pensare a come migliorare il loro quartiere, a riflettere sul senso e sull’accessibilità degli spazi comuni attorno a loro.
Ogni città, ogni quartiere, ogni comunità ha infatti le sue peculiarità e i suoi bisogni. Per questo, i Comitati territoriali Uisp coinvolti porteranno avanti progetti tra loro diversi, ma basati su una strategia comune, animata da metodi e scopi condivisi. Sullo sfondo, c’è un obiettivo ambizioso, la transizione sportiva. “Vogliamo mostrare come attraverso le buone pratiche, le reti territoriali, lo studio, la coprogettazione e la partecipazione attiva, la transizione sportiva possa diventare un valore irrinunciabile per le istituzioni, le aziende e le università, e tutti i soggetti che vogliono agire per migliorare le nostre realtà,” spiega Gambetti, che vede in Sport Civico la possibilità di un’impronta fondamentale per i passi che l’Uisp muoverà in futuro in questa direzione.
Lo sport è un oggetto multidimensionale e il concetto di transizione sportiva Uisp ne individua tre aspetti fondamentali: sociale, ambientale ed economico. “Lo sport ha una dimensione sociale, perché fa incontrare e conoscere le persone, educa alla conoscenza di sé e al rispetto delle regole dello stare assieme, oltre a creare comunità più sane, che pesano meno sul sistema sanitario. Ha anche una dimensione ambientale, perchè lo sport sociale è l’attività che incide meno dal punto di vista dell’inquinamento, soprattutto quello all’aria aperta. Inoltre, ha una dimensione economica importante e, oltre a incidere molto sul PIL e creare lavoro, può creare cicli economici virtuosi”, spiega Gambetti. Inoltre, attraverso la valorizzazione dei beni comuni, Sport Civico mira ad abbattere le barriere socioeconomiche alla pratica dello sport, che, come abbiamo visto durante il Covid e con la crisi economica che ne è conseguita, possono causare vera e propria esclusione. Il Voucher di Sport Civico, interviene in questo senso, le persone lo riceveranno a seconda delle attività svolte all’interno del progetto, dalla scuola, alla palestra al quartiere e va in questa direzione: “Non è un ‘do ut des’ – specifica Gambetti – ma un incentivo per capire che lo sport fa bene. Può anche essere un’occasione per provare un nuovo sport a chi non se lo può permettere”.
Con Sport Civico l’Uisp vuole dimostrare il potere che lo sport ha, non solo di cambiare il nostro modo di vivere lo spazio urbano, ma anche di promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione di tutte e tutti nella costruzione di comunità più inclusive e sostenibili. “Perché lo sport è semplicità, soprattutto quello all’aria aperta – sottolinea Gambetti – Per esempio, il plogging unisce il gesto semplice di camminare all’uso di un bastone per raccogliere la spazzatura. Ma nel frattempo si svolgono diversi tipi di movimento, ci si piega, si solleva un carico… Questi gesti semplici sono replicabili e possono includere tutte e tutti, a prescindere dallo status economico o culturale, o dalle possibilità dei corpi. Lo sport diventa quindi un volano per fare gesti simili insieme. Perchè se fai gesti simili ti senti parte di un gruppo, e se ti senti parte allora socializzi, e socializzando crei vincoli di solidarietà e unione tra le persone”. Unione e semplicità dunque, sono gli ingredienti alla base del cambiamento che lo sport sociale e per tutti vuole portare nelle nostre comunità, partendo da Sport Civico. C’è ancora tanta strada da fare ma si stanno gettando le basi per un cammino che non lasci nessuno indietro, disegnando una traccia per chi vorrà rifarla in futuro. (Lorenzo Boffa)