Sport civico significa: tutti protagonisti di rigenerazione urbana
Con i due workshop nazionali il progetto Uisp entra nel vivo: associazionismo sportivo e amministrazione delle città. Parlano Tiziano Pesce e Luca Pancalli
Come da programma, il progetto Sport Civico ha preso slancio con lo svolgimento di due workshop tematici che si sono tenuti nei giorni scorsi. Il primo, lo scorso mercoledì 17 maggio, su associazionismo, persone e cittadinanza e il secondo, mercoledì 24 maggio, su scuola, pubblica amministrazione, città. Per mettere lo sport al centro dei processi di pianificazione e rigenerazione urbana, questo è l’obiettivo di “mainstreaming”, il progetto, finanziato dal Dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, punta a rafforzare e sviluppare le reti con i principali stakeholders coinvolti in questi processi, come università, enti del terzo settore, centri di ricerca, camere di commercio, enti locali, centri educativi.
Nei due workshop si sono alternati al microfono esperti e stakeholder con varie competenze per approfondire le tematiche del progetto secondo diverse angolature, affrontandone le molteplici sfaccettature nei confronti di un aspetto, quello della rigenerazione urbana e non solo, che ha riflessi di tipo sociale economico, culturale. In successivi articoli forniremo spunti e stimoli che sono arrivati dai vari relatori.
Tiziano Pesce, aprendo l’incontro di mercoledi 24 maggio, ha sottolineato le caratteristiche del progetto: “Sport civico è un progetto ambizioso – ha detto – dal momento della sua ideazione ci siamo posti l’obiettivo di declinare le nostre azioni partendo dal concetto di cittadinanza attiva, per essere parte delle comunità territoriali ed esprimere diritti per tutte e tutti, impegnandoci a migliorare la vita quotidiana di cittadini e cittadine attraverso l’associazionismo e la costruzione di reti di amministrazione condivisa. Pensiamo ad una cittadinanza attiva che ponga attenzione al movimento, alla prevenzione e promozione della salute, a stare bene con il proprio corpo e nello spazio in cui si vive. Per questo puntiamo ad una rigenerazione urbana che ponga grande attenzione all’inclusione e alla sostenibilità, economica, ambientale e sociale. In questa prospettiva non sono importanti solo gli aspetti infrastrutturali ed urbanistici, per noi il processo di rigenerazione deve avere uno sguardo ampio, rivolto al diritto della fruizione degli spazi, all’accessibilità, allo sviluppo di attività che si possano svolgere in questi spazi rinnovati e condivisi. “Sport civico” vuole valorizzare lo sport di base come strumento di utilizzo degli spazi urbani rigenerati, oltre che come dispositivo per pianificare gli interventi per realizzare spazi ed opportunità di rigenerazione. La nostra bussola in questo percorso saranno i processi di co-sviluppo, elementi fondamentali che cerchiamo di declinare ogni giorno, anche oltre questo progetto, con le azioni della nostra rete associativa. In particolare in questa fase che ci vede alle prese con le sfide delle riforme del sistema sportivo e del terzo settore: avere addizionato il riconoscimento giuridico importante di Rete associativa nazionale ci assegna maggiori responsabilità ma anche opportunità nell’ottica di una nuova amministrazione condivisa”.
“In questo incontro affronteremo gli ambiti della scuola e dell’amministrazione delle città con i contributi di esperti – ha proseguito Pesce – La città è il luogo in cui ogni giorno emergono problematicità ma anche quello in cui si possono, e devono, trovare soluzioni. Secondo noi le soluzioni si possono trovare attraverso percorsi di rigenerazione che passino dall’interazione con le pubbliche amministrazioni: i centri urbani devono diventare luoghi di sviluppo sociale avanzato, sui vari fronti dell’educazione, della salute, della vivibilità per tutte e tutti. Con questo progetto vogliamo dare vita ad una piattaforma di costruzione sociale in grado di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 con le lenti della sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
Luca Pancalli, presidente del Cip-Comitato Paralimpico italiano, anche lui tra i relatori, rivolgendosi al presidente Tiziano Pesce, ha sottolineato: “Un aspetto che ci unisce è l’approccio alle politiche sportive, che è compatibile con i tempi che stiamo vivendo e che non tutti hanno saputo intercettare in precedenza: nel complesso la dimensione sportiva nazionale sembra non aver accettato un cambiamento che viene da molto lontano. La riforma dello sport stava avvenendo già da decenni, da quando naturalmente si è dato vita al processo di emersione della vera dimensione della politica sportiva, quella che è entrata a far parte della cultura di molti di noi a partire dal Libro bianco sullo sport dell’Unione Europea nel 2007, poi con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009. L’Europa sta tentando di costruire una propria identità comunitaria sulle politiche sportive fin da allora, ed ha indirizzato le azioni di ciascuno di noi e di tutti i Paesi dell’Unione”.
“Sappiamo bene che io rappresento un mondo che vive delle difficoltà molto più grandi di quelle che comunemente vivono tutti i cittadini ed è proprio lì che occorre saper valorizzare lo sport, non soltanto come momento di pratica motoria, ma come occasione di riconoscimento del diritto di cittadinanza. In un Paese che si è un po’ adagiato nelle politiche di tipo assistenzialistico nei confronti delle persone disabili, io parlerei di sport non solo come agente di rigenerazione economica, ambientale e sociale, ma anche come strumento di rigenerazione culturale. Dobbiamo cominciare a considerare le politiche sportive capaci di promuovere anche delle rivoluzioni culturali, e se iniziamo a farlo noi potrebbe diventare una consuetudine”.
“Così faremo del bene allo sport ma faremo del bene anche al Paese perché molte difficoltà nascono già dalla scuola: dalla atavica convinzione che le attività fisiche e motorie non partecipino alla crescita dei nostri figli nelle scuole, ma che siano una ricreazione allargata. Quindi è fondamentale parlare di rigenerazione culturale, e dello sport come agente di cambiamento, lo abbiamo sperimentato con il paralimpismo: dal 2000 in poi noi abbiamo dato l’indicazione di un percorso strategico, non teso a vincere medaglie, ma alla costruzione di una società migliore, quello è l’obiettivo. Tutto quello che abbiamo fatto è stato messo a terra proprio per mettere in moto una trasformazione che consentisse la rivendicazione del diritto allo sport da parte delle persone disabili e delle loro famiglie. In questo modo siamo riusciti a far parlare del paralimpismo come di un diritto che appartiene a tutti e come tale è giusto che possa essere rivendicato. Noi siamo cresciuti non soltanto per la visibilità e i risultati sportivi, ma perché siamo riusciti a tenere insieme la punta dell’iceberg, che è rappresentata dai 150 campioni che abbiamo, con la base.La nostra visione strategica puntava ad una rigenerazione culturale in termini di consapevolezza dell’importanza delle politiche sportive per le persone disabili”.
“Questa rivoluzione nel mondo dello sport – ha concluso Pancalli – aiuta anche a rivendicare sempre più e meglio il diritto al lavoro delle persone disabili, che ancora oggi nel nostro Paese è disatteso per la maggioranza di noi. Allora, vedere che nel mondo dello sport un atleta paralimpico può addirittura indossare la divisa aiuta a rigenerare la cultura e la trasformazione sociale di un Paese. Stiamo seguendo sempre il target di quella silenziosa rivoluzione culturale di cui il Paese ha bisogno, anche per quanto riguarda i grandi eventi sportivi: Olimpiadi e Paralimpiadi sono occasioni per il futuro dei Paesi ospitanti. Se si costruisce in maniera intelligente, il percorso di investimento sulla realizzazione di quell’evento, che temporalmente dura soltanto un breve periodo, può mettere in moto meccanismi virtuosi che aiutano poi un Paese a crescere sotto il profilo educativo, sociale e culturale. Tutti i progetti che accompagnano la realizzazione di un grande evento, soprattutto nel paralimpismo, sono strategici per contaminare in senso positivo la società civile”.
In conclusione del suo intervento Luca Pancalli è tornato sul concetto di rivendicazione dei diritti delle persone disabili: “Sindacalizzare il rispetto di un diritto significa moltiplicare le azioni che dal territorio ne chiedono il rispetto. Più persone saranno consapevoli di essere portatori sani di un diritto allo sport, anche con difficoltà, più metteremo in crisi dirigenti pubblici e sportivi: bisogna mettere in moto questo meccanismo con l’obiettivo di uscire dalla sanitarizzazione dello sport in luoghi di riabilitazione, e far diventare i cittadini i primi atori e protagonisti della rivendicazione del loro diritto allo sport“.
WORKSHOP TEMATICO (AssociazionismoSportivo/Persone/Cittadinanza) Mercoledì 17 maggio 2023, sono intervenuti: Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp; Massimo Aghilar, Comitato Scientifico del progetto; Valentino Di Lauro, presidente di KRAP A.S.D.; Giovanna Russo, ricercatrice in Sociologia dei processi culturali; Professore in Sociologia Università degli Studi di Bologna; Alessandro Bolis, vice responsabile direzione commerciale e marketing ICS-Istituto per il Credito Sportivo; Mauro Rozzi, Comitato Scientifico del progetto; Andrea Rinaldi, architetto, professore all’Università di Ferrara, Presidente Ordine degli architetti di Reggio Emilia; Gaspare Caliri, semiologo di formazione, co-fondatore di Kilowatt, presidente di Habitat Bologna
WORKSHOP TEMATICO (Scuola/Pubblica Amministrazione/Città) Mercoledì 24 maggio 2023, sono intervenuti: Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp; Luca Pancalli, presidente CIP – Comitato Italiano Paralimpico; Luciano Gallo, referente innovazione amministrativa, contratti pubblici, diritto del terzo settore – Anci Emilia Romagna; Damiano Sforzi, delegato Anci Toscana allo Sport e Assessore del Comune di Sesto Fiorentino (FI); Marco Celi, esperto di politiche europee; Lucia Bianco, vice presidente di Gruppo Abele.