Sport Civico: come un progetto Uisp può cambiare le città
A pochi mesi dalla conclusione delle attività, facciamo il punto della situazione con il coordinatore nazionale di Sport Civico F. Gambetti
Ci avviciniamo alla conclusione di Sport Civico, il progetto nazionale Uisp che sta mettendo lo sport al centro dei processi di rigenerazione urbana a Taranto, Matera, Roma, Prato, Reggio-Emilia, Padova e Torino. Francesco Gambetti, coordinatore nazionale, ci offre uno sguardo sul percorso finora compiuto, sottolineando le sfide affrontate e i successi ottenuti. “Direi che il risultato è molto buono! Si cominciano a vedere i frutti del lavoro e siamo riusciti a superare alcune inevitabili difficoltà organizzative grazie all’impegno dei comitati e del nazionale”, afferma Gambetti.
Dai laboratori scolastici alle iniziative fuori dalle aule e nei quartieri, si stanno sviluppando processi interessanti che mirano a una nuova maniera di intendere tanto lo sport quanto i beni comuni. “Le immagini delle attività all’aperto di Torino, Matera, quelle delle scuole di Taranto, testimoniano il successo di questo progetto, con iniziative innovative e la possibilità per gli alunni di praticare sport mai provati – spiega Gambetti – A Padova e Reggio Emilia, inoltre, i tavoli di lavoro condivisi hanno stimolato l’elaborazione di piani condivisi e l’incontro di diverse generazioni su realtà come quella dei giochi tradizionali”.
Uno dei segnali più incoraggianti arriva proprio dai più giovani, che nei progetti di Sport Civico si stanno affacciando a un ambito sociale fondamentale: la cittadinanza attiva orientata all’idea di bene comune. Gambetti sottolinea che i ragazzi, spesso un mondo a parte, si sono dimostrati coinvolti e partecipativi. “La progettualità condivisa ha aperto uno spazio per i giovani in cui esprimere desideri e contribuire attivamente al miglioramento del proprio territorio”, spiega il coordinatore nazionale, mettendo questo fenomeno in prospettiva e riflettendo su come i giovani stiano iniziando a pensare allo spazio in cui vivono come a un bene comune. “Penso a Reggio Emilia, con l’installazione dell’impianto di calisthenics. Qui le persone di tutte le età potranno incontrarsi attorno a questo luogo e condividerne tanto le attività come la cura”, continua Gambetti enfatizzando il cambiamento di mentalità nei ragazzi e nelle ragazze coinvolte: per loro lo sport non è più solo un’attività chiusa nelle palestre, negli impianti delle società o limitata a un abbonamento, ma anzitutto un’opportunità gratuita che li inserisce nella società come soggetti chiamati in causa.
Non bisogna inoltre dimenticare come la cura dei beni comuni abbia un impatto non solamente sulle persone che decidono di usare gli impianti sportivi installati, ma su tutta la popolazione. Ripensare un parco in termini di accessibilità alla cittadinanza significa, come nel caso di Veggiano e Taranto, eliminare le barriere architettoniche, o, come nel caso di Reggio Emilia e Torino, ripensarne l’uso e le potenzialità: così, accanto a chi fa le trazioni, ci sarà chi torna a passeggiare, a sedersi sulle panchine, a correre nel Parco del Noce Nero; così, nello spazio di una fabbrica che era dismessa, ci sarà chi fa skateboard, chi farà lezioni di acrobatica e chi semplicemente, dopo la scuola si siede con gli amici a parlare del più e del meno.
In conclusione, Sport Civico si presenta non solo come un progetto di successo ma come un modello replicabile per una società più inclusiva e consapevole. Gambetti evidenzia infatti due pilastri fondamentali del progetto: condivisione e strutturazione su un modello, in questo caso, basato sullo sport sociale e pertutti. L’impatto sociale dello sport, infatti, è palpabile: non solo migliora la società dal punto di vista delle relazioni e del benessere psicofisico, ma crea lavoro e opportunità, come dimostrano le ore lavorative per insegnanti, operatori sportivi e le nuove opportunità anche nell’ambito del volontariato. “Il messaggio chiave è che lo sport può essere il motore trainante dell’evoluzione urbana, creando relazioni e comunità. Questo valore dello sport deve penetrare nella mentalità di tutti i soggetti, dalle istituzioni agli enti del terzo settore”, dice Gambetti, auspicando che Sport Civico diventi un esempio per nuovi progetti e finanziamenti da parte dei decisori politici. (Lorenzo Boffa)