Come giocavamo: l’iniziativa di Sport Civico a Veggiano
Nel mini-documentario ragazzi e ragazze hanno intervistato le signore dell’associazione Veggiano Solidale sui giochi di una volta
“Mi chiamo Annamaria, e il mio gioco preferito era saltar la corda”
A Veggiano, piccolo paese della provincia padovana, Uisp Padova sta portando avanti le attività di Sport Civico, dentro e fuori dalle scuole, in collaborazione con l’istituto comprensivo statale di Mestrino. Riprendiamo il racconto di Sport Civico da qui, per presentare il risultato di uno dei laboratori che nelle scorse settimane hanno coinvolto studenti e studentesse delle scuole medie: un mini-documentario sui giochi di una volta, realizzato a partire dalle testimonianze delle signore dell’associazione Veggiano Solidale. Durante il laboratorio che si è tenuto martedì 19 dicembre presso la Biblioteca Comunale di Veggiano, anch’essa partner del progetto, infatti, una giornalista e un videomaker hanno insegnato ai ragazzi le basi di un’intervista: quali strumenti servono, come elaborare le domande, l’importanza del contesto e della relazione con l’intervistato e molto altro. “È stato un bel momento di incontro tra generazioni, i ragazzi erano molto curiosi e i volontari hanno dimostrato anch’essi grande desiderio di condividere”, spiega Roberta Re, coordinatrice di Sport Civico per Uisp Padova.
“Giocavo a fare le bambole con le pannocchie, quando si seccavano le buttavo e andavo al campo a rubare altri penaci, si chiamavano così, e le pettinavo”, racconta Paola. Come la sua, molte altre storie evocano un immaginario lontano: “Giocavamo con le biglie, ma io ho giocato gran poco nella mia infanzia e ho lavorato tanto nel campo”, aggiunge infatti Gina. La vita contadina a cui si rifanno questi racconti rappresenta ormai una parte minore della società, rispetto al passato, eppure in queste zone, i campi e i boschi sono tutt’oggi presenti, accessibili a chi ci abita e conservano il potere di influire sulla loro vita.
Un altro elemento che ritorna nei racconti è quello della condivisione e dello stare assieme, un’istanza che è tornata ad affermarsi fortemente nel presente, dopo la pandemia. “I bambini delle case vicine venivano tutti a casa nostra perché avevamo più spazio e si giocava fino a tarda sera. Giocavamo a nascondino, lo chiamavamo Cuco e d’estate giocavamo sempre all’aperto perchè avevamo un’aia, una corte”, racconta Annamaria, che poi aggiunge, con tono di rimprovero: “I nostri nipotini ora giocano solo col telefono”. Le risponde Lucia, però, una delle ragazze del laboratorio, che racconta di come la nonna le abbia trasmesso la conoscenza di alcuni di questi giochi, come la cavallina, 1-2-3 stella, il salto della corda: “Un po’ ci gioco. Adesso i giochi di una volta li facciamo soprattutto nei centri estivi. Se a Veggiano ci fossero i giochi di una volta io ci giocherei perchè mi da fastidio stare solo a parlare o a guardare il telefono. Mi incuriosiscono, vorrei provarne alcuni”.
Negli ultimi mesi le attività del progetto si sono intensificate, sia dentro che fuori dalle scuole. Il laboratorio di arte urbana che si è tenuto lunedì 18 dicembre, infatti, ha permesso ad alunni e alunne di familiarizzare con teli e bombolette, sotto la guida del writer padovano MADE514, un’attività propedeutica all’obiettivo di rigenerare la strada che collega il Comune al Parco della Resistenza attraverso interventi di ”urbanistica tattica”, oltre a colorare il parco la cui rigenerazione è uno degli obiettivi di Sport Civico a Veggiano. Nel contesto del progetto dunque, un laboratorio di narrazione ha uno scopo che va anche al di là del racconto, mirando invece a reinnestare semi di umanità nel presente, coltivando nuove forme di socialità: “Tutte queste cose che ci hanno raccontato verranno poi realizzate all’interno del progetto Sport Civico in vari luoghi del Comune, per recuperare la memoria e il modo di giocare all’aria aperta”, chiosa infatti Valentina Novak, coordinatrice di Sport Civico a Veggiano. (Lorenzo Boffa)